Caccia a Manager dei Big Data i Segugi delle Tracce sul Web @ Repubblica Affari & Finanza

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Sono fisici o antropologi, ingegneri o filosofi, economisti o architetti. Molto ricercati dalle grandi imprese, sono capaci di leggere e interpretare la valanga di informazioni che in consumatori lasciano su internet ogni volta che cliccano su qualcosa.

di Patrizia Capua

Né androidi alla Blade runner e nemmeno epigoni di Pollicino. Formidabili segugi, però, di ogni traccia lasciata nel web ed esperti nell'osservare gli umani, come batteri, sotto la lente del microscopio sociale. Gli obiettivi sono il business e la produttività. Fisico o antropologo, ingegnere o filosofo, economista o architetto, il big data manager, definita la professione più sexy del futuro, è una figura poliedrica che misura il mondo in tutti gli aspetti di organizzazione collettiva, dal traffico alla salute, dall'economia alle scelte politiche: ogni telefonata, ogni acquisto, ogni ricerca in rete lascia un indizio.

«Ora abbiamo un modo nuovo per misurare la valanga di informazioni che ci arriva addosso e quindi di comprendere e prevedere gli sviluppi», dice Dino Pedreschi, professore di Informatica all'Università di Pisa. Dal 2000 il gruppo da lui guidato, che lavora a cavallo tra ateneo e Cnr ed è ormai leader in Europa, ha lanciato una laurea in Business Informatics con l'idea di formare analisti di dati, data scientist, professionisti in grado di acquisire dati, gestirli, estrarne conoscenza e offrire questo valore in diversi contesti aziendali, per il marketing e per nuovi servizi al mercato. «In dieci anni abbiamo sfornato trecento data scientist», stima Pedreschi. Tre le qualità richieste: saper acquisire, gestire, organizzare ed elaborare i dati; saper estrarne conoscenza, fare lo storytelling cioè il saper comunicare a tutti le storie che i dati forniscono. «E quando i giovani escono da qui trovano subito lavoro come data analist, cioè il mestiere per cui
hanno studiato, in aziende e nei settori più disparati: moda e consulenza come Gucci, Ferragamo, Deloitte, e dalla grande distribuzione alle telecomunicazioni».

A Pisa è partito a febbraio il master Bigdata analytics, aperto a laureati magistrali di qualunque disciplina, architetti, filosofi, economisti, perché al data scientist si può arrivare da baçkground diversi. Il laboratorio pisano SoBigData, l'infrastruttura europea della ricerca su Big Data & Social Mining, grazie a un bando dell'Ue, coordinerà una rete europea di centri analoghi con più di cento ricercatori.

Giuseppe Ragusa 39 anni, esperto di modelli econometrici, lunga esperienza negli Usa, dirige il master in BigData Analytics della Luiss di Roma. Tina Martino, 52 anni, laureata in Scienza dell'informazione, lavora nel marketing service offering value proposition di Octotelematics, un'azienda che nasce a Roma nel 2002. «E'stata la prima a introdurre la telematica assicurativa, per conoscere meglio i nostri clienti», racconta Martino. «Attraverso i sistemi installati, siamo in grado di applicare tariffe coerenti con lo stile di guida, uno dei nostri servizi si chiama appunto "pay as you drive". Cresciamo in Italia e all'estero. La grande sfida è produrre opportunità che vengono dalle tecnologie e dalla capacità di analizzare le informazioni per produrre modelli di business».

«Siamo solo agli inizi del big data, stiamo guardando dal buco della serratura quello che ci può attendere», puntualizza il fisico Paolo Alemi, 45 anni, data chief nella società norvegese yourMd (Mobile doctor), esperto di intelligenza artificiale. «Ho iniziato con un dottorato al Cern nel 1995 - racconta - che aveva un centro di calcolo che forse solo la Cia poteva uguagliare. Poi sono arrivati Google, Altavista , Yahoo. In yourMd stiamo sviluppando la nuova versione del medico artificiale: immettiamo in un computer dati su migliaia di sintomi e gli diamo la possibilità di analizzare a quali malattie sono associati questi sintomi. Creo gli algoritmi che permettono al computer di comportarsi il più possibile in maniera simile al pensiero umano. Più domande fa il computer, più malattie individua. Prima si pensava a un solo programma, ora stiamo pensando a migliaia di cervelli intorno al mondo, una rete nervosa globale. C'è fame di gente che sappia analizzare i dati».

Mariano Tredicini, 41 anni, in Tim si occupa dei social network dell'azienda e del social caring, richieste di assistenza on line che da 4900 dei 2011 sono salite a oltre 70 mila al mese. Spiega: «L'ultima esperienza è stata Tim stadium, abbiamo costruito una performance unica sull'Inter. Abbiamo giocato con il calcio, aggregando le informazioni sul giocatori neroazzurri con un algoritmo di proprietà dì Tim, Innaas, una start up applicata ai business ad attività predittive. l dati esaminati sono passaggi, cross, colpi di
testa e altro, con il criterio delle tre "v": volume di dati, velocità con cui vengono prodotti e varietà. E' emerso che il portiere dell'Inter è quello che ha lavorato più di tutti nel campionato, percezione che loro non avevano. L'ascolto della rete è la chiave fondamentale per l'attività di data driven, per permettere alle persone di prendere decisioni».

All'università di Salerno, facoltà di Scienze della Comunicazione, si studia per diventare esperti in tecnologie semantiche. Alla formazione lavora da cinque anni Annibale Elia, direttore del Laboratorio di linguistica computazionale. «Su un database delle quattro lingue europee più importanti, ma anche ungherese, russo e tra un po' il cinese, costruiamo con ingegneri linguisti, dizionari elettronici e grammatiche sulla base dei cosiddetti "automi infiniti". Che ci permettono di tradurre correttamente, espressioni che nelle diverse lingue non sono comprensibili attraverso il dizionario parola per parola. Per esempio, i diversi sistemi elettorali in Europa, oppure le interpretazioni numeriche dei listini di Borsa. Passiamo al setaccio milioni e milioni di testi per individuare quegli elementi della lingua che hanno già un significato. Per dare valore aggiunto a quello che la statistica spiega». Che prospettive di lavoro ci sono? «Alcune start up innovative; assumono linguisti con competenze informatiche, ma è un piccolissimo segmento. In Italia siamo agli albori. La Fiat, la Ducati, grandi aziende assumono, ma dalle medie aziende in giù mancano sensibilità e mezzi»

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